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GET IN TOUCHRicostruzione virtuale del Castello di Mirabello nel periodo Visconti, nel periodo Sforza e nell'Ottocento (English version)
Questo progetto è stato realizzato nel 2023. Lo scopo di questa tesi di laurea in Ingegneria Elettronica e Informatica, di Martina Bellotti sotto la supervisione di Virginio Cantoni (correlatori: Luca Lombardi e Piercarlo Dondi), è stata la modellazione 3D del Castello di Mirabello, teatro, nel 1525, della battaglia di Pavia. Il castello, che si trova nella località omonima, risale al XIV-XV secolo ed è stato successivamente inglobato in altri edifici. Originariamente era un parallelepipedo a due piani lungo 69,25 metri, largo circa 8 metri e alto 12,80 metri. La disposizione planimetrica era molto regolare, costituita da dieci moduli. Le ricostruzioni 3D realizzate mostrano il castello in epoca viscontea, in epoca sforzesca e nell’Ottocento, evidenziando i cambiamenti strutturali ed artistici che si sono susseguiti nel tempo.
Il progetto è stato possibile grazie alla consultazione di documentazione testuale, piantine (realizzate dallo studio degli Architetti Chiolini e Sacchi), foto e visite in loco ed è nato nell'ambito delle attività promozionali previste per il quinto centenario della Battaglia di Pavia.
L’idea di coniugare tecnologia ed arte ha come scopo quello di attirare un pubblico più vasto. Mostrando come il castello è cambiato dal Quattrocento ad oggi si intende tra l'altro richiamare l'attenzione sull'attuale necessità di interventi di ristrutturazione e manutenzione dell'edificio. Oltre a presentare l'evoluzione strutturale del castello, i modelli 3D realizzati intendono offrire una modalità di rappresentazione del monumento utile a creare esperienze di impatto nell'osservatore.
Lo sviluppo di un progetto di questo tipo, il cui oggetto è la ricostruzione di opere ormai perse, presenta problematiche riferite a:
- definizione delle fonti: per una ricostruzione dettagliata è necessario lo studio approfondito di documentazione storica proveniente da diverse fonti. Devono essere individuate le rappresentazioni esistenti dell'edificio, a partire da eventuali piante progettuali che consentano di ricavare le dimensioni reali. Ogni rappresentazione grafica (figure, disegni ed eventualmente fotografie) e ogni descrizione testuale sono preziosi. La creazione dei modelli di elementi non più esistenti o che hanno subito profondi cambiamenti è fondata sulla disponibilità delle fonti storiche.
- applicazione della tecnologia più adatta: gli strumenti di modellazione tridimensionale hanno potenzialità di resa grafica elevata ma richiedono alte professionalità e lunghi tempi di calcolo per la loro complessità computazionale, andando così ad incidere sui costi dei progetti. L’accuratezza della ricostruzione richiede un altissimo numero di dettagli che si riflette nella generazione di file di grandi dimensioni e in tempi lunghi per la creazione delle immagini dai modelli (fase di rendering). Spesso è necessario un bilanciamento tra l'accuratezza richiesta e lo scopo d'uso del modello. Inoltre la modellazione di parti peculiari eventualmente ancora esistenti (statue, capitelli, decorazioni, etc.) richiede l'uso di strumentazione e tecniche specifiche (fotogrammetria, laser scanning).
- caratterizzazione dell'utente: è fondamentale, soprattuto nel caso di ricostruzioni destinate alla valorizzazione del patrimonio culturale, tenere in considerazione l’utente finale al quale il prodotto verrà proposto. Anche il livello di intrattenimento riveste una caratteristica importante da considerare nello sviluppo del progetto.
- collaborazione multidisciplinare: la realizzazione di un progetto di Digital Heritage richiede la collaborazione di un team multidisciplinare che coinvolga ingegneri dell’informazione, progettisti multimediali, storici, esperti culturali, musicisti e scrittori. É quindi necessario arrivare ad un linguaggio comune che permetta ai singoli esperti di comprendere e trattare temi del sapere altrui. Si crea la necessità di arrivare ad un giusto equilibrio tra il dettaglio delle ricostruzioni e la complessità computazionale richiesta per la fase di rendering, così come occorre evitare il rischio di lunghe fasi decisionali che, coinvolgendo una disparità di persone provenienti da settori diversi, potrebbero incidere negativamente sui tempi per la predisposizione delle fonti, del materiale e degli incontri organizzativi.
La storia del castello. Intorno al 1180, nella zona dove ora sorge il castello, fu fondato il monastero cistercense del Gesù, accanto al quale si sviluppò un piccolo abitato (Miscla) dotato di numerosi mulini e, almeno dal 1297, di una torre alla quale si deve il nome della località, che inizò ad essere chiamata Torre della Mischia. Nel 1325 la ricca famiglia pavese dei Fiamberti acquisì numerosi beni e fondi nella zona e, tra il 1325 ed il 1341, fece realizzare il primitivo castello, dotato di torre e ricetto.
Nel 1360 Galeazzo II Visconti acquistò metà del castello, con i fondi a esso pertinenti, mentre la restante parte del complesso venne espropriata. L'edificio venne quindi fatto restaurare da Gian Galeazzo nel 1384 e inserito nel contesto del Parco Visconteo, che collegava il Castello di Pavia alla Cartosa di Pavia ed era circondato da mura e torri. Dal 1425, con la ristrutturazione del parco voluta da Filippo Maria Visconti, il castello acquisì un profondo valore simbolico. Il parco, soprattutto per l'abbondanza delle acque, era fonte di materie prime: terreni coltivati, vigneti, frutteti, boschi per il legname, pascoli, allevamenti, colombaie, peschiere e una gran quantità di selvaggina riservata alla caccia, con l'aggiunta di impianti produttivi, come il mulino e le fornaci. Filippo Maria istituì quindi la carica di capitano del Parco, incaricato della custodia e della gestione dei beni ducali e pose la sua sede nel castello. L'edificio trecentesco, che probabilmente versava in pessime condizioni, venne quindi trasformato in una casa per residenza del duca, affidata al capitano del parco. Nel XV secolo il castello divenne un palazzo di caccia fortificato, protetto da un muro e da un fossato con tre ponti levatoi.
Nel 1472 Galeazzo Maria Sforza fece rinnovare e allargare l'edificio, che venne più volte utilizzato dai duchi come sede di rappresentanza politica, in occasione delle cacce e dei banchetti organizzati all'interno del parco. Probabilmente intorno al 1491, il figlio Gian Galeazzo Maria Sforza donò il castello a Galeazzo Sanseverino che fece rimodernare la dimora, trasformandola in una residenza di campagna più grande ed adeguandola ai nuovi canoni di rappresentanza nobiliari.
I lavori subirono una battuta d'arresto nel 1496 per poi riprendere nel 1501 e continuare (con breve intervallo dal 1512 al 1515 quando Massimiliano Sforza riprese il controllo del ducato) fino al 1521. Il castello venne danneggiato durante l'assedio posto dai francesi a Pavia nel 1522. Durante la battaglia di Pavia il castello ospitò il re di Francia Francesco I, fatto prigioniero, e con la morte di Galeazzo Sanseverino, che combattè tra le fila francesi e tentò di difendere il re Francesco I dalla cattura, il complesso tornò nelle disponibilità della Camera Ducale. Fu quindi gestito (insieme alle vaste proprietà fondiarie annesse) tramite i vari capitani del parco che si susseguirono fino al 1754, quando il Magistrato Camerario dello Stato di Milano mise in vendita la grande proprietà che fu acquistata dall'aristocratico milanese Antonio Giorgio Clerici. Dopo la morte del Clerici, la figlia vendette l'intera proprietà all'ospedale San Matteo di Pavia nel 1768. Tra il 1854 e il 1860 l'amministrazione dell'ospedale fece demolire circa un terzo delle strutture e le parti rimaste ebbero varie destinazioni d'uso: osteria, abitazione dei contadini, scuola elementare e sede del comune di Mirabello. A partire dagli anni '60 del Novecento gli appartamenti ricavati nell'edificio vennero dati in affitto dall'amministrazione dell'ospedale a privati. Nel 2002 il castello fu acquistato dal comune di Pavia.
Da testimonianze d’archivio è stato dedotto che originariamente il castello fosse un parallelepipedo di 69.25 metri di lunghezza, 7.90 di larghezza e 12.80 di altezza. Su questo si aprivano verso nord due serie regolari di finestroni a tutto sesto, e verso sud altre due serie di finestre, grandi e a tutto sesto al primo piano, più piccole e ad arco ribassato al piano terreno. L’impianto planimetrico era costituito da dieci moduli rettangolari di cui tre centrali da mt 7.25 x 7.90 e sette da mt 6.70 x 7.90. I primi tre moduli dell’ala est avevano un piano seminterrato costituito da un’unica e lunga cantina voltata a botte che si apriva sulla valle della Vernavola.
Il collegamento verticale era svolto da un impianto scale collocato sulla testata est. Di qui si raggiungeva il ballatoio del primo piano e quindi tutte le stanze di quel livello; la scala scendeva anche alla quota della cantina su cui si apriva con un portale ora murato e proseguiva oltre a raggiungere una via sotterranea abbandonata. Un caratteristico elemento di questa costruzione era sicuramente il rivestimento esterno a intonaco graffito di cui sopravvivono tuttora ampi brani sul lato sinistro del fronte sud e sulla testata orientale.[paragrafo tratto da ArtBonus, Castello di Mirabello, PAVIA]
Il castello oggi. Acquistata nel 2005 dal Policlinico San Matteo, l’intera area è stata oggetto di lavori di riqualificazione del verde, con l'eliminazione dei rampicanti e la sistemazione del tetto dell’ala orientale, a rischio crollo, e del solaio.
Per l'inaugurazione della riapertura del parco, nell'ottobre 2022, per un intero fine settimana sono state organizzate visite guidate ed è stato allestito un accampamento per mostrare la vita da campo, gli abiti, le armature e gli armamenti al tempo della battaglia di Pavia, accompagnati dalla preparazione della zuppa alla pavese, la cui ricetta è arrivata fino ai nostri giorni. Si racconta che Francesco I, fatto prigioniero dai soldati spagnoli dopo la sconfitta del suo esercito, venne portato da coloro che lo avevano catturato all'interno della cascina Repentita (tuttora esistente), per medicare le leggere ferite che aveva ricevuto nel combattimento e ristorarsi con un po' di cibo. La contadina del luogo, sempre secondo la leggenda, aveva in quel momento a disposizione solo del brodo di carne, del pane secco ed alcune uova. Mise allora il pane nel brodo bollente ed aggiunse le uova, servendo al sovrano prigioniero un piatto semplice ma gustoso.
Cambiamenti strutturali. La tecnologia ci consente di vedere i cambiamenti strutturali ed artistici del castello sviluppati in quattro secoli. Tre sono i periodi presi in considerazione: l'epoca dei Visconti, quella degli Sforza e l'Ottocento.
Nei primi decenni del Cinquecento le finestre a tutto sesto del primo piano del fronte sud furono chiuse e ne vennero aperte nuove, rettangolari e profilate in pietra. La fonte usata per l'immagine del castello di questo periodo è tratta dalla Grande Illustrazione del Lombardo Veneto di Cesare Cantù. Lo studio di Marco Chiolini ha poi cortesemente messo a disposizione una ricca documentazione d'archivio che ha consentito di ipotizzare la distribuzione delle stanze e delle finestre. Il restauro ottocentesco vide demolizioni e notevoli trasformazioni e per la ricostruzione 3D ci si è affidati a visite sul posto, purtroppo limitate all'esterno, essendo il locale chiuso al pubblico. L'edificio fu in gran parte demolito nel 1857 e oggi ne rimane solo un'ala, bisognosa di urgenti restauri.
Strumenti utilizzati. Il progetto è stato sviluppato con l'utilizzo di Blender e Photoshop. Blender è un software libero e multipiattaforma di modellazione, rigging, animazione, montaggio video, composizione, rendering e texturing di immagini tridimensionali e bidimensionali. Photoshop è in grado di effettuare ritocchi di qualità professionale alle immagini, offrendo enormi possibilità creative grazie ai numerosi filtri e strumenti che permettono di emulare le tecniche utilizzate nei laboratori fotografici per il trattamento delle immagini, le tecniche di pittura e di disegno.
Terminata la modellazione della struttura e di tutti i suoi elementi con Blender, per la resa dei colori e dei materiali si è utilizzato Photoshop. I muri esterni del Castello in epoca viscontea e sforzesca sono stati realizzati ricreando le losanghe, le decorazioni del sottotetto e i due stemmi presenti sopra l’ingresso principale nella versione del XIX secolo. Per gli altri elementi sono state usate texture con parametri regolabili in base alle necessità.
Rendering. Il rendering, nella computer grafica, identifica il processo di resa, ovvero di generazione di un'immagine a partire da una descrizione matematica di una scena tridimensionale, interpretata da algoritmi che definiscono il colore di ogni punto dell'immagine digitale. Seguono alcuni esempi di quanto realizzato.
Il Castello di Mirabello nel periodo Visconti
vista dell'esterno del castello, lato frontale
wireframe
Il Castello di Mirabello nel periodo Sforza
vista dell'esterno del castello, lato frontale
wireframe
Il Castello di Mirabello nell'Ottocento
vista dell'esterno del castello, lato frontale
vista dell'interno del castello
wireframe
Sitografia:
Castello di Mirabello, da Wikipedia
Category: Castello di Mirabello, da Wikimedia Commons
Castello di Mirabello - Pavia, da I Luoghi del Cuore - FAI
Castello di Mirabello - Pavia, da ArtBonus
Castello di Mirabello, da LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia
Castello di Mirabello (Pavia), da Pavia e dintorni - Castelli
Rassegna stampa:
Il castello di Mirabello rinasce grazie al 3D. Ecco com'è cambiato dal Quattrocento a oggi, da la Provincia Pavese - LA PIAZZA - 22 luglio 2023
Tesi sul castello di Mirabello a Pavia per laurearsi in Ingegneria elettronica e informatica, da IL GIORNO - 22 luglio 2023